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Emilia-Romagna va avanti e rafforza la delibera

di Redazione

Le strutture del servizio sanitario pubblico regionale devono applicare la sentenza n.242/2019 della Corte Costituzionale sul fine vita e devono rispettare quanto stabilito dalla delibera n.194 del 05/02/2024 con cui la Giunta ha affrontato la delicata materia del suicidio medicalmente assistito, applicando per prima la sentenza costituzionale nel rispetto dei rigorosi criteri indicati dalla Corte, permettendo così a tante persone che versano in gravi condizioni di salute di porre fine alla propria vita in tempi brevi, dopo una scrupolosa valutazione.

Fine vita Emilia-Romagna, nessun passo indietro sul COREC

raffaele donini

Raffaele Donini, assessore alle politiche per la salute Emilia Romagna

Lo ha ribadito in una nota la Regione Emilia-Romagna, confermando che sarà il Comitato regionale per l'etica nella clinica (COREC) a valutare le richieste di suicidio medicalmente assistito, nonostante il Comitato Nazionale di Bioetica (Cnb) abbia espresso parere contrario.

Il CNB, infatti, aveva individuato ancora nel 2023 come organo per la valutazione delle condizioni previste dalla sentenza n. 242/2019 i Comitati Etici Territoriali (CET) e non invece i Comitati di etica clinica (CEC). La ragione era motivata dal fatto che si voleva evitare di avvalersi di organismi che presentavano notevoli differenziazioni territoriali.

La presidenza del CNB aveva espresso nei giorni scorsi profonda preoccupazione per la lettura incongrua del parere che la Regione Emilia-Romagna ha dato nel documento approvato ed aveva pertanto esortato la Giunta regionale a rettificare l'improprio riferimento.

I comitati etici territoriali, richiamati dal Comitato Nazionale di Bioetica come possibile organismo chiamato ad esprimersi sulle richieste di suicidio medicalmente assistito, possono essere indicati ad esprimere un parere in materia ma non si tratta di una scelta dovuta laddove esistono specifici organismi per l'etica nella clinica, come avviene in Emilia-Romagna, spiega la Regione sottolineando che questo punto fermo era stato fissato anche dal Ministero della Salute nel decreto del gennaio 2023 secondo il quale i CET possono esercitare anche le funzioni consultive in relazioni a questioni etiche connesse con le attività di ricerca clinica ed assistenziali, ove non già attribuite ad altri specifici organismi.

Forte di queste considerazioni, la Regione Emilia-Romagna ha pertanto confermato l'istituzione del COREC ovverosia un CEC unico per tutto il territorio approvato dall'atto integrativo della delibera. Già istituito presso l'Ausl-IRCCS di Reggio Emilia dopo un periodo di sperimentazione iniziato nel 2020, il COREC è un organismo collegiale terzo a carattere consultivo per l'etica, indipendente e multidisciplinare, che il presidente della Regione Bonaccini aveva già indicato nel 2022 come unico avente competenza per l'intero territorio regionale nel garantire uniformità di valutazione dei casi di suicidio medicalmente assistito.

A rafforzare le motivazioni a supporto della sua decisione, la Regione spiega nella nota che in Emilia-Romagna esistevano i Comitati etici ma essi sono nati, come richiesto anche dai Regolamenti europei, per esercitare essenzialmente una funzione scientifica. Il loro obiettivo principale è valutare gli studi clinici in generale e le sperimentazioni cliniche sui medicinali per uso umano allo scopo di autorizzarne l'immissione sul mercato. Le loro finalità appaiono pertanto estranee a quelle del suicidio assistito, si legge.

Si sottolinea quindi che i CET non dispongono di sufficienti e specifiche competenze interdisciplinari che vengono altresì richieste per discutere di temi propriamente etici. Si ricorda inoltre che nella sua sentenza anche la Corte Costituzionale aveva indicato la necessità di integrare tali diverse competenze nei comitati etici.

In attesa di una legge nazionale confermiamo così il nostro impegno per dare attuazione a quanto richiesto dall'Alta Corte, rafforzando le motivazioni e soffermandoci su tutti i passaggi giuridici a supporto di questa posizione, ha ribadito l'assessore alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini.

Era doveroso mettere il sistema sanitario regionale nelle condizioni di adempiere a questo obbligo nel miglior modo possibile, come richiesto anche dal Ministero della Salute, conclude precisando che per evitare ogni arbitrio i criteri per accedere al suicidio medicalmente assistito restano doverosamente tassativi. La nota regionale ricorda che la patologia, a causa della quale si chiede di morire per non tollerarne più le sofferenze fisiche e psicologiche, deve essere irreversibile. La persona, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, deve trovarsi infine in una condizione tale da essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.

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