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In Emilia-Romagna suicidio assistito in 42 giorni

di Monica Vaccaretti

In Emilia-Romagna sarà possibile ottenere il suicidio medicalmente assistito (SMA), ossia la procedura di auto somministrazione di un farmaco letale, entro 42 giorni dalla presentazione della richiesta. La Regione Emilia-Romagna completa il percorso per l'applicazione della sentenza costituzionale affinché possa essere garantito al malato il diritto di congedarsi dalla vita, nel rispetto della sua volontà, autodeterminazione e del concetto di dignità, nonché nel rispetto dei criteri definiti dall'Alta Corte per evitare tassativamente abusi ed arbitri, si legge nella delibera con cui la Regione definisce, nei tempi e nei modi, il percorso per ottenere ed eseguire il trattamento. Emanata lo scorso 5 febbraio, ha di fatto anticipato la discussione in consiglio regionale sulla proposta di legge Cappato che era stata calendarizzata per il 13 febbraio.

Fine vita, regione Emilia-Romagna definisce procedure e tempi certi

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In Emilia-Romagna sarà possibile ottenere il suicidio medicalmente assistito entro 42 giorni dalla richiesta.

Nell'atto si dettano precise linee guida di indirizzo, ossia istruzioni tecnico operative, che sono state già comunicate alle aziende sanitarie regionali venerdì 9 febbraio da parte dell'Assessorato alle Politiche per la Salute.

L'assessore alla Sanità Raffaele Donini ha dichiarato che l'atto, recependo la sentenza n.242/2019 della Corte Costituzionale, ha reso esigibile il diritto al suicidio medicalmente assistito da parte di persone capaci di intendere e di volere, che siano affette da patologie irreversibili, versino in condizioni terminali, siano dipendenti da trattamenti di sostegno vitale e che lamentino sofferenze fisiche e psicologiche ritenute intollerabili.

La delibera ha istituito inoltre il Comitato Corec, il comitato regionale per l'etica nella clinica che ha il compito di esprimere un parere non vincolante sull'istruttoria condotta dalla Commissione di valutazione territoriale su ogni richiesta di suicidio medicalmente assistito.

La decisione della Regione ha fatto scoppiare un caso soprattutto perché non si è andati al voto su una tematica così delicata ed importante che meritava una discussione in aula della proposta di legge Coscioni, come era del resto previsto. Considerando pertanto la delibera totalmente illegittima, le opposizioni del centro destra hanno presentato una risoluzione per chiedere il parere dell'Avvocatura di Stato.

Le opposizioni hanno criticato duramente anche la creazione del Comitato regionale per l'etica in quanto già esistevano i comitati etici territoriali che avrebbero potuto essere eventualmente implementati. Il governatore Bonaccini e l'assessore Donini creano un comitato ad hoc, fatto di persone che hanno scelto loro per decidere sulla vita dei cittadini, ha dichiarato la consigliera di Forza Italia, Valentina Castaldini, il cui partito sta lavorando su un ricorso al Tar.

Composto da 22 membri che resteranno in carica tre anni – tra medici, personale sanitario, giuristi e bioeticisti – il Corec sarà guidato da Ludovica De Panfilis, bioeticista dell'Ausl-IRCCS di Reggio Emilia, designata Presidente.

Secondo Castaldini il Governatore non ha voluto andare al voto in Giunta per evitare che capitasse quanto successo in Veneto dove la norma sul fine vita, discussa lo scorso gennaio, non è passata anche a causa dell'astensione al voto della consigliera dem Bigon.

Nella maggioranza sono contrari 27 a 23 sul fine vita, chiaro che sarebbe stato difficile convincere così tante persone.

Sarebbe grave se un consiglio regionale non si assumesse la responsabilità di votare la legge per paura di perdere, ha dichiarato Marco Cappato per l'Associazione Luca Coscioni, che ha raccolto anche in Emilia-Romagna le firme per la proposta di legge regionale di iniziativa popolare per regolamentare il ricorso al suicidio assistito. Il problema, tuttavia, non è tanto la delibera – spiega – ma il fatto che ciò che noi realizziamo con la proposta di legge è tradotto dalla Regione Emilia-Romagna solo nelle linee di indirizzo alle Asl.

Sostenendo che questa non è strada più giusta per promuovere il suicidio medicalmente assistito, precisa che ciò che cambia è la natura giuridica dell'atto: esso, infatti, può essere ancor più facilmente cancellato rispetto ad una legge. Se la legge crea un diritto alla persona, le linee di indirizzo no.

Intanto, il 13 febbraio la proposta di legge, come calendarizzato, è comunque approdata in Consiglio regionale dove si è deciso che la discussione proseguirà in Commissione. È iniziato, pertanto, regolarmente l'iter che prevede la presa in carico del progetto di legge.

Speriamo in un impegno politico perché questo rinvio in commissione non si traduca in un affossamento della legge, hanno dichiarato gli esponenti dell'Associazione Coscioni presenti nell'aula dell'Assemblea legislativa a Bologna, sottolineando che in Emilia-Romagna più di 7800 persone, tante sono le firme raccolte, chiedono di discutere tale legge.

Serve una legge nazionale. Ho rischiato fino a 12 anni di carcere per questo quindi non posso che essere d'accordo con il governatore dell'Emilia-Romagna. Bene, anche se la delibera è una preparazione in attesa di avere anche una legge regionale che crei un diritto in capo ai cittadini. Di per sé è positivo che sia la prima regione d’Italia ad avere una delibera che fissa delle regole – ha dichiarato Marco Cappato durante l'incontro -. Chiediamo tuttavia che ci siano tempi certi per l'esame e il voto per il provvedimento in aula, ha concluso ricordando che la legge è rimasta in sospeso già da sei mesi.

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