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Mammì (M5S): accanto agli infermieri sull’indennità

di Redazione Roma

Pubblico Impiego

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Ho chiesto al Governo, con esito favorevole, di svincolare dalla conclusione della contrattazione collettiva le somme già stanziate nella Legge di bilancio 2021. Lo rende noto la deputata del M5S, Stefania Mammì, rimarcando l’importanza della valorizzazione e del riconoscimento dei professionisti sanitari.

Mammì: stringere i tempi di erogazione indennità per valorizzare gli infermieri

Stringere i tempi per l’erogazione dell’indennità di specificità infermieristica. Questa la richiesta al Governo giunta più volte dalla deputata Stefania Mammì (M5S), convinta della necessità – e al contempo, dell’urgenza – di valorizzare l’impegno profuso dal personale infermieristico. Lo scorso gennaio l’On. Mammì aveva reso noto di aver presentato altri emendamenti al Decreto Milleproroghe e al Decreto sull’obbligo vaccinale, sempre con la Senatrice, Barbara Guidolin (M5S), per sostenere la presentazione di una proposta in tal senso. Oggi afferma: Ho chiesto al Governo, con esito favorevole, di svincolare dalla conclusione della contrattazione collettiva le somme già stanziate nella Legge di bilancio per l’anno 2021, dove era stato previsto un incremento di stipendio, a decorrere dal mese di gennaio 2021, per gli infermieri e per gli appartenenti alle professioni sanitarie della riabilitazione, della prevenzione, tecnico-sanitarie e di ostetrica, alla professione di assistente sociale, nonché agli operatori socio sanitari, ai fini della valorizzazione e riconoscimento dell’impegno mostrato nell’emergenza pandemica.

Quindi la deputata del Movimento 5 Stelle precisa come nella scorsa Legge di bilancio, è stata riconosciuta al personale infermieristico un’indennità di specificità dell’importo complessivo annuo lordo pari a 335 milioni di euro, mentre per le altre figure sanitarie sono stati stanziati 100 milioni a titolo di indennità di tutela del malato e per la promozione della salute, entrambe da erogarsi nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale del triennio 2019-2021 relativa al comparto sanità, i cui tempi per la definizione non sono ancora prevedibili.

Riavvolgendo il nastro, a metà dicembre dello scorso anno il ministro per la Pa, Renato Brunetta, aveva dichiarato che l’erogazione della tanto attesa indennità infermieristica era fissata dal 1° gennaio 2022, motivando la lunga attesa in seguito al protrarsi delle contrattazioni inerenti il rinnovo dei contratti collettivi del settore sanità. Allo stato attuale la distribuzione di queste risorse già stanziate rappresenterebbe un segnale di attenzione verso queste categorie che, con gli stipendi più bassi d’Europa, garantiscono il diritto alla salute a tutti i cittadini, prosegue la deputata Mammì.

Già, perché gli infermieri italiani, seppur preparati e competenti, sono tra i meno pagati del vecchio continente. Nel nostro paese, infatti, un infermiere guadagna mediamente 27.382 euro l’anno, contro i 32.092 della Francia, i 34.212 della Spagna, gli oltre 45mila della Germania e i 48.167 dell’Irlanda. A passarsela meglio è il Lussemburgo, che stipendia i suoi infermieri con circa 91.290 l’anno. Gli ultimi dati Ocse, che fanno riferimento al 2019, rimarcano una forte disomogeneità tra gli stipendi di infermieri in Europa (ma anche oltreoceano) e vedono l’Italia agli ultimi posti della classifica (a seguirla ci sono solo la Grecia e l’Estonia, rispettivamente con 19.067 euro e16.653 euro).

La deputata pentastellata non ha dubbi: La situazione odierna in cui versa il personale sanitario, in particolare quello infermieristico, è drammatica sotto il profilo della carenza e della valorizzazione economica. Al personale sanitario è richiesto un costante sforzo – anche in termini di orario a causa della carenza di risorse – per recuperare le prestazioni sospese in quasi due anni di emergenza Covid; il tutto in un contesto dove la sospensione dal lavoro del personale non vaccinato sta aggravando maggiormente i carichi e i turni di lavoro.

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