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L'infermieristica si evolve, ma non in reparto

di Redazione

La professione infermieristica negli ultimi trent’anni ha subito un’evoluzione non indifferente. Con l’istituzione dei corsi di laurea universitari, l’istruzione diventa sempre più specialistica e incentrata sull’importanza della ricerca. Vige una visione aurea e professionalizzante del profilo infermieristico, applicabile ad oggi però, solo in realtà lontane dall’Italia. Una visione, quella dei corsi di laurea, che si discosta dalla realtà operativa di reparto, dove sia lo studente di Infermieristica che il neolaureato, trovano discrepanza e disomogeneità di pratiche ed informazioni, che possono solo che peggiorare l’assistenza.

Evoluzione infermieristica e realtà operativa, seguono lo stesso passo?

ospedale corridoio

La realtà in reparto è ancora molto diversa da ciò che si studia all'università

Uno dei motivi di questa disomogeneità nelle unità operative è la possibilità di trovare infermieri che derivano da quattro livelli di istruzione differenti, ad oggi legalmente assimilabili tra di loro, ma che nella realtà, per ovvie differenze tra le competenze richieste allora ed oggi, trovano differenze a livello nozionistico.

Una discrepanza non solo di nozioni apprese durante il periodo di formazione, ma anche nell’interpretazione personale di quelle che sono le competenze attese dal profilo professionale. Per questo lo studente in Infermieristica si trova ad affrontare diverse metodiche operative. Ma quanto possiamo auspicare il riconoscimento delle competenze specialistiche, se una percentuale non esigua dei professionisti attualmente operativi non riconosce l’importanza della ricerca e dell’aggiornamento?

Nel mio percorso di studio ho incontrato ogni tipo di interpretazione della professione. Ci sono:

  • L’infermiere tuttofare, che non fa differenza tra le competenze richieste e le procedure da lui non attese,
  • L’infermiere sergente, che se capiti nel suo reparto lo trovi in medicheria che ti chiede di fare qualsiasi cosa e mentre fai su e giù in reparto, lui guarda le ricette di cucina dai video su Facebook
  • L’infermiere igienista, che per metà turno mentre fai con lui il giro letti ti spiega l’importanza del valutare la cute del paziente
  • L’infermiere fantasma, che in turno lo vedi di sfuggita da una parte all’altra.

Mi è capitato poi di sentire nei reparti non poche volte il famoso: Come ho sbagliato a prendere la maturità invece di fare subito il corso ed iniziare a lavorare!. E ancora: Qui si è sempre fatto così, quindi io lo faccio così.

Tutto ciò porta ad una lotta giocata ad armi impari, quella per il riconoscimento delle funzioni specialistiche, che al giorno d’oggi non può che portare ogni professionista a crearsi un proprio modus operandi nella realtà operativa. Tutto ciò porta solamente ad un ristagno dell’evoluzione nella pratica, dove vince il si è sempre fatto così su la ricerca ha evidenziato sia meglio così.

L’aggiornamento professionale dovrebbe essere considerato una vera e propria opportunità di progresso e non solo un dovere deontologicamente previsto. Un’altra problematica vera e propria è oltre il demansionamento di cui si è parlato poco fa, quello del personale al limite dei livelli essenziali di assistenza, molti in burnout o ad alto rischio, che vedono nello studente un collega tappabuchi. Ma quanto ci si può fidare di tutti gli studenti? Sono sempre in grado di tutte le situazioni? Spesso da studente, soprattutto agli inizi, ci si sente come un leone buttato in un’arena, con la voglia di voler fare, ma di sapere di non essere sempre in grado, e proprio per questo bisogna essere bravi a carpire il meglio da ogni professionista che ti circonda.

Bisognerebbe maggiormente curare la sanità ospedaliera attuale, in modo tale da renderla sana e pronta al cambiamento, prima di poter curare e fornire assistenza in modo davvero professionale. Ma come si possono richiedere competenze specialistiche, se non si è pronti ad accettare il cambiamento, dare la giusta importanza all’aggiornamento e alla ricerca. E se non si è pronti in modo omogeneo ad assegnare l’esecuzione delle attività di base al personale di supporto?

Simone Tersigni, studente di Infermieristica

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