Dove arriva la patria per cui ci si può continuare a chiamare italiani? Su tutto l’orbe terracqueo? O più in su, nell’alto dei cieli? Forse i limiti della patria non sono tanto i confini, tracciati con guerre e morti ammazzati ad ogni livello, che tracciano il limite della nazione, ma sono i valori nei quali ci si possa riconoscere. Ed allora, forse proprio a fronte della prossima scadenza elettorale, tracciamoli una volta per tutte, questi confini valoriali cui, come italiane e italiani, ci si possa sentire appartenenti ad una stessa patria.
Ci sono forse italiani di serie A ed italiani di serie Zeta?
Foto dell'arresto di Matteo Falcinelli a Miami
Le immagini dell’arresto di Matteo Falcinelli a Miami hanno scosso molte persone. La brutalità con cui è stato trattato dalla polizia della città statunitense crea orrore, rabbia e sgomento. Come possono accadere simili episodi? In particolare, in un paese a democrazia liberale?
E la risposta arriva poi con la mente che riprende le immagini di qualche mese fa dell’udienza in tribunale, a Budapest, di Ilaria Salis , incatenata mani e piedi al pari di un pericoloso terrorista o serial killer. Ed in questo caso si è in Europa, nella altrettanto democratica Europa. Per la precisione in Ungheria, nel paese che tre decenni or sono, finalmente, è riuscito a liberarsi della stretta del totalitarismo sovietico e a tornare nelle braccia della democrazia occidentale.
Magari un po’ di quel totalitarismo, sotto mutate vesti, è rimasto, legato ad un patriottismo che vuole difendersi a tutti i costi dai cattivi di ogni dove; perché preferisci i cattivi di casa propria all’interno di una ideologia patriottica richiamata continuamente contro l’Unione Europa, in vista delle prossime elezioni, per un’Europa delle Nazioni, delle Patrie.
E anche a casa nostra c’è chi ama gridare: più Italia e meno Europa . Uno slogan vuoto, tutto ideologico, privo di prospettiva, programmi e orizzonti di crescita tranne quelli che dietro la parola “patria” amano nascondere il peggio del peggio. Sì, di fronte alla solitudine di Matteo e Ilaria – e di tanti altri ancora – viene da chiedersi dove cominci la Patria, dove si è ancora cittadini italiani degni di attenzione e di protezione e dove invece si è destinati all’oblio? O peggio allo sbeffeggio politico, come è accaduto nei confronti di Ilaria Salis.
Ci sono forse italiani di serie A, con cui governo e istituzioni possono farsi belli, ed italiani di serie zeta, che vengono facilmente dimenticati? Chico Forti viene estradato in Italia e per questo si ringrazia il governo statunitense dimenticandosi di rimbrottarlo per l’incaprettamento di Matteo Falcinelli ?
Già, si chiama incaprettamento il modo con cui il giovane italiano è stato immobilizzato dalla polizia di Miami. Un metodo molto usato dalla criminalità organizzata. Forse da essa stessa inventato. Lasciano sgomenti davvero le vicende di Ilaria e Matteo, specie in relazione al passato recente. Basti pensare alla cronaca dei famosi due Marò imprigionati in India con l’accusa dell’omicidio di un pescatore scambiato per un pericoloso pirata. Chissà se fossero apparsi sui media incatenati come Ilaria Salis quale putiferio si sarebbe creato?
Dove arriva dunque la patria per cui ci si può continuare a chiamare italiani? Su tutto l’orbe terracqueo? O più in su, nell’alto dei cieli? Beh! No, lì un limite c’è ed è ben preciso. Corrisponde con l’altezza dei metri da cui è precipitata la funivia del Cermis dopo che i suoi cavi sono stati tranciati da due aerei militari statunitensi che giocavano a rincorrersi sui cieli italiani. Era il 3 febbraio del 1998 e ci furono 20 morti.
Oppure corrisponde all’altezza di qualche metro in più, in uno spazio aereo dove potenze straniere possono giocare alla guerra ed abbattere un aereo passeggeri, italiano, ammazzando tutti. Come accadde sui cieli di Ustica il 27 giugno del 1980 con un bilancio di 81 morti. Ancora si sta aspettando giustizia, che stenta ad arrivare da parte di qualche fervido patriota, di ieri o di oggi.
Matteo ed Ilaria, del resto, non sono i soli che hanno avuto guai con la giustizia oltre confine. La cifra degli italiani detenuti all’estero oscilla negli anni fra i due e i tremila. La maggior parte di questi si trova in carceri europee dove, come nel caso di Ilaria Salis, non necessariamente arriva sempre la luce del diritto e della pietas. O come nel caso di Filippo Mosca detenuto in Romania da quasi un anno con l’accusa di traffico di stupefacenti.
Qualcuno, a più riprese, ha detto che la politica non può interferire con la magistratura. Vero, ma in un paese in cui i colletti bianchi difficilmente vanno in galera e le leggi sono state a più riprese fatte “ad personam”, sembra un’affermazione impregnata di una visione molto strumentale di ciò che si ama chiamare patria. Insomma, di fronte alla legge siamo tutti figli d’Italia, ma qualcuno è più figlio di altri?
Tocca necessariamente allora cercare qualche punto fermo
Sempre in tema dei delitti e delle pene degli italiani vittime della giustizia degli “altri”, come nel caso di Giulio Regeni , ad esempio. Vittima del suo credere nello studio e nella ricerca per poter allargare i diritti, specie quelli dei lavoratori. La sua italianità può essere facilmente misurata da quanto i vari governi abbiano o meno perorato la sua causa e condannata l’assenza di democrazia e libertà in un paese coccolato quale importante partner commerciale.
Si è detto già della libertà dei giudici che non possono essere condizionati dalla politica. Vero, anche se le attuali manovre governative mostrano l’ennesimo tentativo di fare il contrario, di togliere la benda del diritto riconosciuto e dell’umanità universale che dovrebbe rendere la Giustizia libera dai condizionamenti di vario tipo dei signori del Palazzo.
Ecco sì, forse i limiti della patria sono proprio questi. Non sono tanto i confini, tracciati con guerre e morti ammazzati ad ogni livello, che tracciano il limite della nazione, ma sono i valori nei quali ci si possa riconoscere. Ed allora, forse proprio a fronte della prossima scadenza elettorale, tracciamoli una volta per tutte, questi confini valoriali cui, come italiane e italiani, ci si possa sentire appartenenti ad una stessa patria.
Essi sono dati dalle rotte dell’emigrazione italiana per il mondo, quella che ha fatto crescere la solidarietà fra ultimi nella durezza del lavoro e dello sfruttamento. Sono i confini tracciati dai reticolati della prigionia di tutte le guerre volute dai governanti e subite dai governati.
La patria italiana sta nella bellezza dei marmi di Roma, ma solo perché devono ricordare i morti sul lavoro nelle cave di Carrara, lo scempio ambientale delle Apuane. La patria italiana sta nella risolutezza dei figli del mare, pescatori imbruniti dal sole e dalla salsedine, che tendono orecchio e mano a chi sta affogando fra le onde.
La patria italiana sta in tutti coloro che durante la pandemia non si sono tirati indietro, perché dovevano fare il loro lavoro e non potevano tradire la fiducia di chi contava su di loro. Ecco, questi sono i confini in cui ci si possa e ci si debba sentire patrioti, gli altri servono solo a calcare palcoscenici elettorali per nascondere truffe e fallimenti di ogni tipo.
Auguriamo alla famiglia di Matteo e di Ilaria di poter arrivare ad un esito favorevole delle loro brutte storie. Un augurio che va a tutti coloro, italiani o meno, arrestati, detenuti , internati dentro i confini di una delle tante patrie vigliacche verso i paria di questo mondo.
Con tale consapevolezza e bisogno di solidarietà, di prossimità verso chi soffre ed è perseguitato, non si può arretrare dal dirsi patrioti nell’idea, come diceva quel tale, che: “Nostra patria è il mondo intero”
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