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Ferite da taglienti e pungenti: Infermieri i più a rischio

di Redazione

Le esposizioni occupazionali percutanee rappresentano circa il 75% della totalità delle esposizioni a rischio biologico riportate in particolare dagli infermieri, la categoria professionale in assoluto più esposta in ambito ospedaliero. Si tratta di un fenomeno che registra ogni anno in Italia circa 100.000 incidenti (di cui il 35-50% non viene dichiarato) e 1.200.000 in Europa. Questi, tra gli altri, i dati emersi dal 6° Summit organizzato dall’European Biosafety Network.

Ferite da taglienti: Nasce il primo Osservatorio su sicurezza operatori

Gli infermieri sono i professionisti sanitari più esposti a rischio biologico da ferite da taglienti

Le esposizioni occupazionali percutanee rappresentano circa il 75% della totalità delle esposizioni a rischio biologico riportate in particolare dagli infermieri, la categoria professionale in assoluto più esposta in ambito ospedaliero. Si tratta di un fenomeno che registra ogni anno in Italia circa 100.000 incidenti (di cui il 35-50% non viene dichiarato) e 1.200.000 in Europa.

In occasione del Summit, sono stati presentati per la prima volta i risultati dell’Osservatorio Italiano 2017 sulla Sicurezza di Taglienti e Pungenti per gli operatori sanitari, una ricerca realizzata da GfK Italia che vede coinvolti 70 ospedali pubblici, 150 infermieri, 70 Direttori Sanitari, 70 responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione (RSPP), 15 responsabili di Servizio Infermieristico Tecnico e Riabilitativo Aziendale (SITRA) o Direzione Infermieristica Tecnica Riabilitativa Aziendale (DITRA) per capire e analizzare sul campo il comportamento degli operatori.

Per quanto riguarda la manipolazione di aghi e taglienti i dati emersi dall’Osservatorio evidenziano alcune criticità:

  • due infermieri su tre ammettono di mettere in pratica almeno un comportamento che li mette a rischio di incidenti per puntura o taglio (66%);
  • un terzo degli infermieri (32%) reincappuccia gli aghi usati, manovra esplicitamente proibita dal 1990 e ulteriormente ribadita nella nuova legislazione. Anche lo smaltimento dei dispositivi contaminati nel 40% dei casi avviene in contenitori impropri, generando anche per il personale non sanitario, come ad esempio gli addetti alle pulizie, il rischio di pungersi.

L'Italia ha una eccellente legislazione sulla sicurezza del lavoro, tuttavia per quanto attiene l'adozione dei dispositivi di sicurezza, che dovrebbero andare a sostituire gli strumenti che l'operatore usa quotidianamente per svolgere il suo lavoro e che lo mettono a rischio di infezioni, molto deve essere ancora fatto – dichiara Gabriella De Carli, infettivologa dello Studio Italiano Rischio Occupazionale da HIV presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” (IRCCS) – Anche i più recenti dati disponibili evidenziano infatti ancora una disomogeneità di utilizzo a livello italiano. C’è sicuramente una maggiore attenzione al problema, ma molto resta da fare. Abbiamo evidenziato come, implementando tutti gli interventi preventivi previsti che includono l’adozione di aghi e dispositivi di sicurezza, si possa ridurre drasticamente il fenomeno infortunistico come è già stato dimostrato negli ospedali del gruppo SIROH, e in alcuni paesi europei e extra europei: serve ora un’azione coordinata.

Ferma restando - ha commentato la presidente Ipasvi Barbara Mangiacavalli - la necessità di un’opportuna e approfondita formazione dei professionisti, la direttiva Ue del 2010 recepita nel Dlgs 19 del 2014 prescrive di eliminare l’uso superfluo di oggetti taglienti/appuntiti modificando le pratiche utilizzate e sulla base dei risultati della valutazione dei rischi; specificare e attuare metodi sicuri per l’uso e lo smaltimento di strumenti medici appuntiti e rifiuti contaminati. Questi metodi devono essere sottoposti a una rivalutazione continua e faranno parte integrante delle misure per l’informazione e la formazione dei lavoratori. inoltre è necessario usare dispositivi medici dotati di meccanismi di sicurezza e utilizzare equipaggiamento di protezione personale (guanti, mascherine, camici...) anche al momento dell’emergenza. Ma al di là dei comportamenti del professionista, spesso costretto ad agire in urgenza, la messa a disposizione, da parte dei datori di lavoro, di dispositivi ad ago e contenitori di oggetti taglienti/appuntiti più sicuri è fondamentale: numerosi studi mostrano che una combinazione di formazione, pratiche di lavoro più sicure e l’uso di dispositivi medici dotati di meccanismi di protezione contro oggetti taglienti/appuntiti (dispositivi di sicurezza) può prevenire la maggioranza delle lesioni da puntura di ago e delle ferite da taglio o da punta.

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