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Infermieri demansionati, condannato il Brotzu

di Redazione Roma

Professionisti sanitari impiegati, sistematicamente, in mansioni lavorative inferiori: da qui la condanna del tribunale di Cagliari e il risarcimento versato dall’azienda sanitaria agli operatori. Una sentenza emessa sei anni dopo la presentazione del ricorso (e non è il primo verdetto che si inserisce nel solco).

Risarciti gli infermieri demansionati del Brotzu

All’interno degli ospedali gli infermieri devono fare gli infermieri. Punto. Di più: come professionisti riconosciuti e riconoscibili non possono essere utilizzati per svolgere mansioni che non appartengono al loro ruolo – come pulire i pazienti e/o gestire i rifiuti – che, invece, dovrebbero essere portate avanti da lavoratori inquadrati in categoria inferiore. Al contrario, l’azienda sanitaria è tenuta a pagare i danni.

È quanto ha stabilito la Cassazione, e in questo modo hanno sentenziato i giudici di vari livelli. Pochi mesi fa, in Abruzzo, l’Asl 1 – che aveva fatto svolgere agli infermieri anche mansioni lavorative inferiori in modo sistematico, quasi ordinario e normale, ledendone la dignità professionale – è stata condannata dalla Corte d’Appello de L’Aquila per aver violato l’obbligo del datore di lavoro di adibire il lavoratore alle mansioni per le quali è stato assunto o alle mansioni considerate equivalenti nell’ambito della classificazione professionale prevista dal contratto collettivo di riferimento.

In quel caso si è parlato di infermieri portati a svolgere mansioni lavorative inferiori in modo sistematico, quasi ordinario e normale, adibendoli ad attività prettamente alberghiere e manuali alla presenza di tutti i pazienti, che li hanno visti svolgere anche compiti propri di lavoratori inquadrati in categoria inferiore, ledendone la dignità e mortificandone l’immagine lavorativa e l’identità professionale.

E così all’ospedale Brotzu di Cagliari – dove anche nel Pronto soccorso non mancano le criticità – con la direzione generale che ha dovuto firmare una delibera atta a stanziare i fondi per pagare i danni non patrimoniali subiti da una ventina di infermieri che si era attivata ed aveva fatto causa all’Azienda di rilievo nazionale ed alta specializzazione “G. Brotzu”, mediante l’avvocato Giacomo Doglio.

Il provvedimento è arrivato a seguito di una sentenza della sezione lavoro del Tribunale di Cagliari: a ogni professionista sanitario sono state riconosciute somme che vanno da poco più di 3mila a oltre 11.500 euro. Una sentenza emessa sei anni dopo la presentazione del ricorso. Mentre nel ben più recente passato – parliamo del mese scorso, per intenderci – in riferimento al Brotzu di Cagliari, il presidente del Nursing Up, Antonio De Palma, ha parlato di infermieri vessati da turni massacranti, vittime di una voragine di personale che, così come in tutta Italia, porta questa professione a finire dritta nelle tenebre della mediocrità, e non è una esagerazione, con colleghi che lamentano continui demansionamenti e costretti a finire addirittura in tribunale, ma – soprattutto – che denunciano migliaia di ore di straordinari non pagate dall’azienda sanitaria locale.

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