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COVID-19

Opi Rovigo su focolaio geriatria: non ci risultano no vax

di Redazione

Non ci risultano colleghi “no vax” tra gli iscritti della provincia. Piuttosto si dovrebbe parlare di situazioni personali valutate in relazione a condizioni del momento. Qualcuno potrebbe anche aver tenuto in considerazione i possibili effetti collaterali. L'Ordine degli infermieri di Rovigo invita a mantenere la calma e a non strumentalizzare il focolaio di Covid-19 che ha interessato l'unità operativa di geriatria. Attribuire la responsabilità del contagio ai professionisti sanitari - sottolinea Marco Contro, presidente dell’Opi provinciale - appare alquanto improbabile.

Focolaio geriatria, Opi Rovigo: non si scateni caccia alle streghe

Infermieri in reparto Covid-19

Sono sedici, su un totale di trentasei, gli operatori sanitari del reparto di Geriatria di Rovigo che non hanno effettuato la vaccinazione anti-Covid. Otto di essi sono infermieri e altri otto sono operatori socio sanitari. Quattro, a quanto emergerebbe, si sarebbero rifiutati, per gli altri ci sarebbero stati problemi diversi.

Nel reparto è esploso un focolaio che conta 30 positività tra i pazienti, su un totale di 34 ricoverati; 27 di essi - riporta Il Resto del Carlino di Rovigo - sono stati spostati in area medica Covid all'ospedale di Trecenta, 2 si trovano nel reparto di malattie infettive dell'ospedale cittadino e uno è stato trasferito nel nosocomio di Montagnana.

Al momento rimangono ricoverate due persone. L'azienda Ulss Polesana ha provveduto a sanificare gli ambienti e ha previsto di riaprire ai nuovi ingressi nella giornata di martedì 9 febbraio.

I contagi hanno però interessato anche quattro operatori, nessuno di essi era stato sottoposto a vaccino. La notizia aveva scatenato una forte polemica, soprattutto in seguito alle dichiarazioni del Commissario Antonio Compostella, di voler valutare eventuali provvedimenti, perché tali operatori si sarebbero semplicemente rifiutati di farlo.

Attribuire la responsabilità del contagio ai professionisti sanitari appare alquanto improbabile visto che tutti i professionisti sono tenuti a indossare i DPI messi a disposizione dall’azienda. È plausibile il contrario, ossia che i professionisti siano stati contagiati durante l’erogazione dell’assistenza diretta a pazienti risultati poi positivi (Marco Contro, presidente Opi Rovigo)

L'invito a mantenere la calma e a non perdere lucidità arriva dall'Ordine degli infermieri di Rovigo che, in linea con le posizioni espresse dai sindacati di categoria Uil e Cgil contro le dichiarazioni del commissario dell’Ulss polesana, spiega: Allo stato attuale - ha dichiarato Marco Contro, presidente dell’Opi provinciale - non esiste un obbligo giuridico che imponga agli operatori sanitari di vaccinarsi, per cui chi rifiuta non può essere sanzionato. Pur ribadendo con forza e promuovendo l’importanza di aderire alla campagna vaccinale, sanzionare un professionista per il solo fatto che non si vaccina costituisce un atto illecito per l’ordinamento di uno stato di diritto. Invitiamo tutti gli attori istituzionali alla prudenza. L'obiettivo è quello di non scatenare una “caccia alle streghe”, che abbia come ingiustificato bersaglio i professionisti sanitari.

Gli infermieri del nostro territorio - continua Contro - in quanto professionisti che basano la propria attività sulle evidenze scientifiche, riconoscono senza se e senza ma l’importanza dei vaccini, come mezzo per debellare le epidemie e contribuire al progresso dell’umanità. La minoranza che ancora non ha aderito alla campagna vaccinale promossa dall’azienda, ha preso questa decisione, secondo quanto ci risulta, non per rifiuto tout court o per posizioni negazioniste, ma perché in una situazione personale di maggior rischio o perché preoccupati dai possibili effetti di un vaccino del tutto nuovo, di cui ancora sono ignoti possibili effetti a lungo termine.

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