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vaccino anti covid-19

Negli hub vaccinali la quarta dose sarà un vaccino annuale

di Monica Vaccaretti

In Italia gli Hub vaccinali stanno esaurendo progressivamente la loro attività. Nelle ultime settimane si è verificato un importante calo delle prenotazioni su tutto il territorio nazionale, denuncia Gimbe. La maggior parte delle dosi booster risulta essere somministrato. Ma mancano ancora 5,3 milioni di persone che, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, non hanno nemmeno una dose. Gli over 50, per i quali dal 15 febbraio è scattato l'obbligo per andare a lavorare, non si sono presentati in massa come si auspicava e preoccupa la Società di Pediatria Italiana che la vaccinazione pediatrica 5-11 anni sia ferma al 34%.

Hub vaccinali e quarta dose

Viene da pensare che chi non si è vaccinato sinora, dopo un anno dall'inizio della campagna, non ha nessuna intenzione di farlo. Viene da pensare che i genitori di 2/3 dei bambini italiani vaccinabili non abbia inteso la gravità del rischio di salute in cui espone i propri figli, perché non si tratta soltanto di non contrarre la malattia ma anche di proteggere dal Long Covid e dalla MIS-C. La maggior parte dei genitori purtroppo non sa neanche di che cosa stiamo parlando. Sono rimasti ancorati all'idea sbagliata che nei bambini il Covid sia leggero. O che le possibilità che un bambino muoia di Covid sono le stesse che muoia colpito da un fulmine, affermazione di un noto esponente politico italiano subito smentita da Roberto Burioni. I dati statistici negli Stati Uniti, infatti, evidenziano che nell'anno 2020-2021 i morti per fulmine di tutte le età sono stati 28 mentre quelli per Covid sotto i 18 anni sono stati 900. In Italia i bambini morti per Covid, o che soffrono delle due nuove malattie correlate (il 7% di tutti i contagi), sono statisticamente proporzionali alla popolazione totale.

Con la fine dello stato d'emergenza, prorogato al 31 marzo, forse termina per il momento la campagna vaccinale, in attesa di conoscere le evidenze scientifiche che determineranno la strategia vaccinale che si intende promuovere nei prossimi mesi, secondo le direttive degli enti regolatori (Ema, Ecdc, Aifa). Se la quarta dose non si fa, dopo il dibattito scientifico che si è svolto negli ultimi mesi, probabilmente gli Hub riapriranno ad ottobre, come si vocifera già, per la somministrazione di un vaccino universale ed annuale. Intanto, secondo indicazioni regionali, i centri vaccinali in Veneto riducono le aperture al pubblico così che il personale sanitario, impiegato in maniera straordinaria fuori sede, possa essere recuperato e ricollocato nelle strutture ospedaliere che, con i cali dei ricoveri e dei contagi, stanno riaprendo alle normali attività ambulatoriali.

La campagna vaccinale nel mondo

Dai dati dell'ISS, il richiamo è stato somministrato al 60,1% degli italiani. La vaccinazione primaria risulta completata per il 78,5%. Hanno almeno una dose l'84,7%. In tutto il mondo solo il 54.2% della popolazione è stato vaccinato con due dosi, la percentuale aumenta al 62,3% se si considerano le prime dosi. Ma la dose di richiamo risulta essere ricevuta soltanto dal 15% degli abitanti del mondo. In questo scenario – con una media giornaliera di 2,5 milioni di casi a settimana e di 11 mila decessi al giorno - è difficile pensare di procedere ad oltranza con altre dosi dopo la terza. Sono 100 casi ogni 3 secondi. Sono 1 morto ogni 12 secondi. Viene da dire che, grazie alla scienza, abbiamo un vaccino che, in qualche modo e nel miglior modo possibile, sinora ci protegge. Con questi numeri, dopo due anni, occorre davvero cambiare approccio alla pandemia - non in senso di alleggerimento delle misure, come irresponsabilmente molti governi occidentali stanno facendo - e mettere in atto una strategia vaccinale più efficace. Che sia una quarta dose, qualora possibile, o un nuovo vaccino aggiornato con il quale immunizzare il mondo ogni anno. Intanto gli Hub vaccinali si apprestano a restare sospesi, anche se ci sarebbe ancora da fare se soltanto le persone si presentassero.

Secondo lo stato attuale dell'arte, sappiamo che Israele è stato il primo Paese al mondo a somministrare la quarta dose, pochi mesi dopo la terza. Ma i dati ufficiali dello studio condotto allo Sheba Hospital di Tel Aviv dimostrano che, nonostante l'aumento dei livelli di anticorpi, la quarta dose offre solo una protezione parziale alla variante Omicron, contrariamente alle aspettative. Non si è ottenuto infatti l'aumento di 30 volte del titolo anticorpale che la terza dose aveva prodotto. La debole risposta immunitaria, secondo gli scienziati israeliani, potrebbe essere dovuta al fatto che il vaccino attualmente in uso è stato realizzato per rispondere al virus originario e alle prime varianti, Alfa e Delta. Nonostante questi primi dati poco rassicuranti, il secondo booster è attualmente somministrato in sei Paesi: è stato autorizzato per persone fragili da Stati Uniti, Danimarca, Spagna e Germania, mentre in Ungheria lo si somministra a chiunque ne faccia richiesta. Secondo il responsabile della task force anti-Covid del Healthcare Services israeliano la quarta dose protegge comunque sino a due volte in più del booster. Probabilmente avremo il vaccino annuale ogni 9 o 12 mesi.

Anche se secondo l'Agenzia Europea del Farmaco (Ema) la quarta dose è ragionevole nelle persone vulnerabili, forti sono i dubbi degli scienziati che ritengono sia prematura per tutti e che non abbia senso fare dosi ogni 2-3 mesi. Secondo il parere degli esperti, la quarta dose, intesa come secondo richiamo, sarebbe inutile e rischiosa. Inutile perché, come emerso dagli studi israeliani, non andrebbe ad aumentare l'efficacia della reazione immunitaria. È rischiosa perché, stimolando troppo il sistema immunitario, si rischierebbe addirittura di annullare la risposta anticorpale ottenuta con la terza dose. Sarebbe opportuno almeno distanziare i richiami per evitare la paralisi immunitaria. Somministrare booster troppo ravvicinati porterebbe infatti ad una profonda disfunzione del sistema immunitario. Vaccinazioni troppo ravvicinate rischiano di indebolirlo, anziché rafforzarlo, e di non proteggere efficacemente dalle varianti del Covid-19. La tolleranza immunitaria – fenomeno dimostrato sperimentalmente in laboratorio - ha un limite, ad un certo punto si instaura un meccanismo grazie al quale non si reagisce più nei confronti degli antigeni presenti nelle cellule. Il sistema immunitario ha bisogno di tempo per produrre la risposta all'antigene che gli viene presentato, secondo Ema. pertanto la somministrazione ripetuta di booster a brevi intervalli può ridurre il livello di anticorpi prodotti.

Paralisi immunitaria

La paralisi immunitaria, concetto già noto in immunologia, è una sorta di anergia e significa che la risposta data dal vaccino viene intaccata, diminuita, bloccata. Sperimentalmente questo si verifica quando la dose di antigene vaccinale, come la proteina Spike del coronavirus, è troppo elevata o le dosi vaccinali sono fatte troppo frequentemente, a piccoli intervalli di tempo. Una strategia vaccinale che preveda richiami ripetuti in un arco temporale troppo breve preoccupa gli esperti ed è considerata inoltre insostenibile. Gli studi scientifici hanno dimostrato inoltre che con la terza dose si raggiunge una protezione dalla malattia del 97%, pertanto le dosi destinate alla quarta somministrazione dei Paesi ricchi potrebbero essere destinate ai Paesi poveri e sottosviluppati. Questa ridistribuzione delle dosi equamente spartite potrebbe forse fare la differenza nella lotta sinergica al virus.

Secondo alcuni esperti potrebbe bastare la dose immunizzante con il ciclo primario di due dosi che, rafforzata con un primo richiamo, è stata infatti definita sicura ed efficace dalla sperimentazione preclinica a quella clinica. Ma attualmente non ci sono sufficienti evidenze scientifiche sulle successive dosi booster. Non è ancora possibile sapere, dopo la terza dose, quale sia la distanza di mesi migliore per una eventuale quarta dose ed altre eventuali ulteriori somministrazioni, per lo sviluppo di anticorpi e di cellule di memoria. I pochi studi sinora pubblicati su Jama, Journal of the American Medical Association, dimostrano soltanto che risposte anticorpali e cellulari sono state migliori nei soggetti che hanno fatto la terza dose a sei o più mesi rispetto a quelli che l'hanno fatta a tre o a quattro mesi.

La quarta dose sarà un vaccino annuale

Infermiere

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