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Parma, infermiere sospeso si incatena davanti all’ospedale

di Redazione Roma

Per protestare contro la decisione dell’Azienda, E. F., professionista sanitario con trent’anni di servizio, si è incatenato all’esterno della struttura. Da “eroi” che eravamo, noi sanitari siamo adesso divenuti “vigliacchi”, le sue parole. L’Italia? È una repubblica fondata sul ricatto.

Non chiamatemi no vax. Infermiere sospeso protesta davanti all'ospedale

L'infermiere sospeso in protesta (foto: Gazzetta di Parma)

Sospeso dal servizio perché non vaccinato, si incatena davanti all’ospedale dove lavora. E urla tutta la sua rabbia: Non chiamatemi infermiere no vax. Al pari di tanti altri sanitari non sono contrario ai vaccini in generale, ma a quello del Covid sì. Sono per la libertà e per la libera scelta.

Parole di E. F. – da trent’anni professionista sanitario, due terzi dei quali trascorsi in servizio presso l’ospedale Santa Maria di Borgo Val di Taro, nel parmense – riprese dalla Gazzetta di Parma.

Colpito dal provvedimento di sospensione, l’uomo non ci sta e per protestare contro la decisione dell’Azienda si è incatenato all’esterno della struttura. Certo, il suo approccio – perlomeno a parole – è diverso da quello della Oss 50enne che lavora in una Rsa vicino ad Ivrea, secondo cui è meglio morire di fame che vaccinarsi. E lo è ancora di più dalla presa di posizione di Kate Shemirani, ex infermiera del servizio sanitario nazionale inglese radiata per le sue teorie cospirazioniste sul Covid (infermieri, sarete processati per genocidio).

Quello di F. è un dissenso civile che, comunque la si pensi, merita di essere ascoltato. Perché, oltre a non essere fine a se stesso, rimanda nei temi anche ai grandi sacrifici che lui e i suoi colleghi – più che eroi di una pandemia, supereroi tutti i giorni – si sono dovuto fare carico nel periodo più critico dell’emergenza sanitaria. Si credeva che sarei rimasto in silenzio davanti a tutto questo – ha detto a coloro che si sono intrattenuti ad ascoltarlo –, noi sanitari da “eroi” che eravamo, termine che comunque non abbiamo mai amato, siamo divenuti “vigliacchi”.

Quindi il ritorno alla stringente attualità: Io e diversi colleghi, che per mesi abbiamo rischiato la vita, siamo stati sospesi grazie a una legge che ritengo irrazionale. Il riferimento è all’obbligo vaccinale per i sanitari, e l’infermiere in questione non ci sta. Ci hanno lasciato a casa senza stipendio, e adesso come farò a mantenere la mia famiglia? Sono sospeso ma non sottomesso. Quindi chiama in causa il primo articolo della Costituzione: l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. Oppure sul ricatto?, si interroga a voce alta.

E poi, rimandando all’articolo n. 32 (“la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”), l’infermiere ricorda il principio dell’autodeterminazione, sottolineando che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

La protesta, comunica, non si ferma qui e domani tornerà a manifestare – come ogni giovedì di ottobre – davanti all’ospedale di Parma. Con lui, anche alcuni colleghi. Interpellata per un commento in merito alla protesta – che, seppur pacifica, la direzione della struttura avrebbe volentieri evitato – l’Ausl puntualizza che la vaccinazione contro il Coronavirus rappresenta un valido e sicuro strumento per la salute sia del singolo cittadino sia della collettività. Chi non si è ancora vaccinato è dunque invitato a farlo il prima possibile, per la sua salute e per quella altrui. Ecco perché – conclude l’Azienda sanitaria – per tutti gli operatori del comparto vaccinarsi è un atto doveroso, e la legge lo ha reso obbligatorio per questa categoria.

Giornalista

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