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Test ammissione 2020, il 33% delle domande è per infermiere

di Redazione

Domani, 8 settembre, 77.205 giovani proveranno i test di ammissione alle 22 professioni sanitarie (infermiere, fisioterapista, logopedista, dietologo, tecnico di radiologia ecc). Sono in media il 2,6% in meno dello scorso anno, così come a tentare l’ammissione a medicina sono stati il 3% in meno del 2019, ma la riduzione non è un vero calo. In realtà a calare sono stati i diplomati della maturità, passati da circa da 520mila del 2019 a 463mila del 2020: ben 57 mila in meno in un solo anno, il -11 per cento, spiega Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza Nazionale Corsi Laurea Professioni Sanitarie, che da anni rileva i numeri di posti, domande, ammissioni e forza lavoro delle 22 professioni sanitarie.

Diventare infermieri, Fnopi: in aumento le domande al test di ammissione

Secondo i dati della Conferenza, delle 77.205 domande per il 2020 -2021, 25.192 sono per la professione di infermiere e infermiere pediatrico: il 33 per cento di tutte le domande. Così la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) in una nota.

Un calo fisiologico dovuto al calo dei giovani che possono iscriversi alle università e quindi non preoccupante – spiega Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi - ma con una particolarità: la nostra professione è in controtendenza e registra un aumento delle domande per i test del +7,5% per infermiere e del +4,6% per infermiere pediatrico. È “l’effetto-COVID” spiegano Mangiacavalli e Mastrillo.

I giovani, nella gravità della pandemia, si sono resi conto di cosa fanno e di chi sono gli infermieri e nonostante sia ormai noto che la professione è sotto organici e sottopagata, si sono resi conto anche della preparazione clinica e umana e hanno scelto di essere vicini a chi soffre, hanno optato per quella prossimità con le persone che è la prima caratteristica della nostra professione

Indubbiamente – prosegue Mangiacavalli – i posti a bando per infermiere, nonostante l’aumento nel 2020-2021 sono ancora troppo pochi per fare fronte alla carenza di almeno 53mila professionisti, soprattutto sul territorio, dove c’è più bisogno di assistenza e di vicinanza con gli assistiti, come COVID-19 ha dimostrato. La FNOPI ha avviato il confronto col ministero dell’Università e grazie all’intervento del ministro della Salute, con il decreto rilancio gli organici sono stati in parte integrati e si è lanciata la specializzazione dell’infermiere di famiglia e comunità, una figura essenziale per l’assistenza sul territorio. Abbiamo già dato la nostra disponibilità a Governo e Regioni per lavorare insieme per rendere il Ssn sempre più efficiente e forte.

Le nuove assunzioni sono un passo importantissimo – aggiunge - che però può essere considerato un ‘primo passo’ rispetto a un fabbisogno stimato dalla Federazione di almeno 21mila infermieri di famiglia e comunità.

Sicuramente molti giovani che hanno presentato la domanda per i test lo sanno e vogliono proprio questo: aiutare ed essere più vicini possibile a chi soffre. Auguri – conclude la presidente FNOPI – a tutti coloro i quali domani si impegneranno per entrare a far parte della nostra professione, con una certezza: sia la Federazione che i cittadini hanno sicuramente bisogno di voi.

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